CAMPAGNA ADDESTRATIVA 1953
in Inghilterra dalla neo regina Elisabetta II

la nave scuola Amerigo Vespucci e lo yacht reale in arrivo
foto fatta dall'aeronautica inglese (documentazione del sig. Pietro)
“Immaginiamo una rada immensa divisa in quattro diversi settori di boe allineate alla distanza di circa trecento metri l’una dall’altra. Ad ogni boa sono ormeggiate le navi rappresentanti quasi tutte le nazioni marinare della terra. Sono corazzate, portaerei, incrociatori tra i più moderni e potenti, orgoglio della tecnica navale attuale di ogni singola nazione. Su tutte spicca la nostra: è il simbolo del passato.
Tra tante torri e cannoni, tra tanti strumenti di distruzione e di guerra, che minacciosi volgono le loro bocche verso il cielo, essa è là, inerte, quasi tremante bambino fra giganti d’acciaio. Non è infatti la potenza o la forza distruttrice che la distingue ma la sua bella sagoma e i suoi alti pennoni dove marinai e ufficiali apprendono il duro mestiere del navigatore.
In essa fervono i lavori delle grandi occasioni. In questi casi si manifestano sia l’immaginazione che l’orgoglio smisurato dei marinai per la propria nave; tutti si danno da fare, tutti cercano di essere utili, nessuno scappa o si nasconde …”
Queste parole sono tratte dall’interessantissimo diario scritto dal signor Pietro Polegato, che era nocchiere sulla nave scuola Amerigo Vespucci.
Già solo qui, con queste prime frasi, se le rileggi con calma e socchiudi gli occhi, ti si presenta una immagine particolare, un quadro fantastico. Ripensa un attimo alla scena … un mare “affollato” di navi, provenienti da tantissime nazioni. Uno spettacolo! Un panorama unico!
Sono arrivate, con i loro fieri equipaggi e in rappresentanza dei propri Stati, a rendere gli onori alla neo regina d’Inghilterra: Elisabetta II.
Proprio la “storica” regina che tutti abbiamo conosciuto perché è stata la più longeva. Quella donna inconfondibile ed indimenticabile (di cui accennerò meglio più avanti), che fin da giovanissima ha governato l’Inghilterra (e non solo!).
E’ dovuta subentrare al trono alla morte del padre, il 6 febbraio 1952, ed è rimasta fedele e, all’apparenza, imperturbabile fino al giorno della sua morte, avvenuta l’8 settembre 2022. Spesso veniva nominata solamente: The Queen … "La Regina", non serviva dire il nome, era sufficiente pronunciare quelle due parole.
La cerimonia della sua incoronazione è avvenuta il 2 giugno 1953.
Gli eventi organizzati per la sua incoronazione comprendevano una “rassegna navale” il 15 giugno 1953 a cui non poteva mancare la nostra affascinante nave Vespucci.
Per l’occasione la nostra Marina Militare aveva previsto una specifica Campagna Addestrativa. A bordo c’era il sig. Pietro Polegato, un nocchiere che amava il mare e la Marina: il suo estratto matricolare parte dall’aprile del 1951 e prosegue fino al 1962. Della sua carriera in Marina ha tenuto diverse cose, tra queste i diari di bordo autografi, che appunto scriveva manualmente e giornalmente ed anche degli opuscoli molto interessanti. Grazie alla figlia Laura, che mi ha dato le varie informazioni, e che ha condiviso con me quella giornata del diario, ora posso farvi partecipare (mentalmente) a questa campagna addestrativa eccezionale e spero che ci riuscirete anche voi come ho fatto io.

la copertina dell'opuscolo della Campagna Addestrativa 1953
(documentazione del sig. Pietro)
Una cosa curiosa, che mi ha fatto sorridere, oggi (considerato il nostro frenetico periodo storico), anni in cui siamo sommersi dalle e-mail, dai messaggi via WhatsApp, dai social, dalle cose immediate – elettroniche - moderne - virtuali, è questa frase stampata sull’opuscolo:
“(…) prenderanno imbarco sulla Nave Scuola “A. Vespucci”, che lascerà Livorno per recarsi a Portsmouth, in occasione della rivista Navale per l’Incoronazione della Regina Elisabetta, secondo l’itinerario allegato.
La posta dovrà essere inviata al seguente indirizzo: (…) Nave “Amerigo Vespucci”, Ministero Difesa – Marina (Marinapost), Roma.
(…) il Ministero curerà quando è possibile l’inoltro della posta per via aerea; deve essere pertanto evitato l’invio di lettere di peso eccessivo o voluminose.”
Che ameno! Pensaci un attimo: posta cartacea; lettere scritte manualmente, con penna e inchiostro; buste che passano di mano in mano fino ad arrivare a destinazione … ad un marinaio sulla nave all’estero!
Torniamo alla nostra Signora dei Mari, a quella giornata e a quella Campagna Addestrativa.
Il comandante della nave era il C.V. Luciano Sotgiu.
L’itinerario previsto era il seguente:
Livorno - partenza il 20/05/1953
Gibilterra (870 miglia) - dal 27/05 al 29/05
Portsmouth (1.160 miglia) - dal 08/06 al 16/06
Malaga (1.230 miglia) - dal 25/06 al 29/06
Livorno (840 miglia) - rientro il 05/07

la mappa con la rotta seguita
(documentazione del sig. Pietro)
Ora, possiamo partecipare a quella giornata esclusiva, in cui nel mare davanti a Portsmouth si trovavano schierate una marea di navi di varia nazionalità … numerosi equipaggi di fieri uomini di mare!
Tra loro, come accennato sopra, c’era anche il nocchiere Pietro Polegato e grazie ad alcune delle pagine del suo diario personale possiamo essere al suo fianco e ricordare quella giornata.
Potremo veramente rivivere quell’evento: i preparativi, i momenti che precedettero il passaggio della regina e la fine della giornata. E’ un diario scritto notevolmente bene, alquanto dettagliato e emozionantissimo. Non mi dilungo oltre e vi lascio alla lettura, ma per prima cosa … liberate la mente, immaginatevi di essere in mare e salite a bordo della nostra bellissima nave Vespucci!

alcune pagine del diario originale del nocchiere Pietro Polegato
Pronti? Saliamo a bordo con il nocchiere Pietro Polegato.
Dal suo diario:
15 giugno 1953
“Immaginiamo una rada immensa divisa in quattro diversi settori di boe allineate alla distanza di circa trecento metri l’una dall’altra. Ad ogni boa sono ormeggiate le navi rappresentanti quasi tutte le nazioni marinare della terra. Sono corazzate, portaerei, incrociatori tra i più moderni e potenti, orgoglio della tecnica navale attuale di ogni singola nazione. Su tutte spicca la nostra: è il simbolo del passato.
Tra tante torri e cannoni, tra tanti strumenti di distruzione e di guerra, che minacciosi volgono le loro bocche verso il cielo, essa è là, inerte, quasi tremante bambino fra giganti d’acciaio. Non è infatti la potenza o la forza distruttrice che la distingue ma la sua bella sagoma e i suoi alti pennoni dove marinai e ufficiali apprendono il duro mestiere del navigatore.
In essa fervono i lavori delle grandi occasioni. In questi casi si manifestano sia l’immaginazione che l’orgoglio smisurato dei marinai per la propria nave; tutti si danno da fare, tutti cercano di essere utili, nessuno scappa o si nasconde, gli aiutanti non servono più. La nave, solo la nave conta: deve divenire più bella di tutte; non interessano più i traghetti carichi di belle ragazze che passano vicinissimi deviando dalla loro abituale rotta, né gli elicotteri delle portaerei volteggianti sulle nostre teste; solo agli aerei concediamo un po’ di attenzione per la bravura dei loro piloti. Essi sono audaci, ma un dubbio sorge spontaneo: gli audaci siamo forse noi che, sospesi nel vuoto all’altezza di quaranta o cinquanta metri, ritocchiamo con il pennello qualche bozzello e rifacciamo le vele nelle varee dei pennoni, o loro che saettano più bassi di noi con gli apparecchi?
Spontaneo e reciproco è il saluto che ci scambiano, come reciproca è l’ammirazione. Le macchine fotografiche aiutano a riprendere e a conservare il ricordo.”
la mappa con la disposizione delle navi
(documentazione del sig. Pietro)
se fai click qui (o sulla mappa) la potrai ammirare ingrandita!
Dove sarà posizionata la nostra nave Vespucci? Ti do un aiuto: la trovi guardando sopra la scritta DOCKYARD della mappa

il gran pavese

Capo Cornelli
2° nostromo di nave Vespucci

la regina Elisabetta II
(documentazione del sig. Pietro)

marinai a riva per il saluto

il nocchiere Pietro Polegato
Proseguiamo con il suo diario:
“Il mattino passa presto, ormai non vi è nulla da fare.
Tutto è in perfetto ordine, si odono solo gli ultimi fischi dei nostromi che stanno per terminare l’operazione dell’allineamento dei pennoni. I pavesi sventolano alti sugli alberi.
Ancora un’ultima imprecazione, detta a mezza voce, è uscita dalle grosse labbra del nostromo Cornelli, colpa del velaccio che si trova qualche centimetro fuori posto.
Capo Cornelli; egli misura circa un metro e settanta, il suo peso si aggira sui centotrenta chili, è rossastro di pelle e biondastro di capelli. In base alla geometria, la sua circonferenza orizzontale è più grande dell’altezza e non gli occorre un tavolo per appoggiare un libro e leggerlo: basta solo che lo sistemi sulla sua enorme pancia e volti le pagine.
Insomma un autentico nostromo dei tempi passati: grosso, rozzo e volgare che proprio non stona sulla nave. Unico particolare fuori luogo: fuma la sigaretta al posto di un puzzolente tabacco su di una grossa pipa, forse per omaggio al progresso.”
“Mezzogiorno è passato; il momento del passaggio della Regina si avvicina.
Aspettiamo intanto cambiandoci in divisa ordinaria e guardando intorno a noi lo specchio delle acque che contengono l’imponente schieramento navale imbandierato a festa.
Il cielo è coperto, verso levante si alza una leggera foschia. L’ordine per una decina di persone di recarsi a prua ci coglie quasi di sorpresa; un secco “alza” gridato da un ufficiale lo segue e il fiocco viene alzato mentre simultaneamente da tutte le unità presenti in rada vengono sparati ventuno colpi di cannone. E’ il segnale: la Regina ha lasciato la banchina del porto e si dirige a bordo di una fregata inglese verso l’entrata dello schieramento.
Il momento è solenne.
A levante sbucano neri uccelli: sono aerei.
Si ha netta impressione che siano usciti dalle acque del mare, solcano rapidi e bassi il cielo e scompaiono inghiottiti dalla linea dell’orizzonte, là dove il sole, prima di tramontare in un alone di fuoco, ha fatto capolino di tra le nubi, forse anch’egli conscio della superba e stupenda manifestazione.
Contiamo gli aerei: sono una, due, tre, quattro squadriglie … cinque …, no … sono di più, molte di più, ma l’atmosfera creatasi intorno a noi, ci fa scordare i numeri aritmetici che lontane e dimenticate maestre ci avevano amorevolmente insegnato sui banchi di scuola.
Un lontano e possente ”Hurrà” ci scuote e fa abbassare sulla superficie del mare i nostri occhi prima fissi nel cielo.
L’hurrà è uscito forse dai forti petti dei russi, degli americani, degli indiani? O forse dai negri dagli occhi e il naso ornato dalle piume di qualche strano volatile dell’Africa Equatoriale (rimasto vittima di una battuta di caccia?).
Non si distingue: essi si susseguono a ritmo di maglio sull’incudine.
La Regina è entrata nel canale che separa il secondo allineamento di navi dal terzo: dovrà percorrerlo nel senso di andata.
Noi ci troviamo sul secondo, tra un incrociatore olandese e uno spagnolo o portoghese che sia.
Dirimpetto, sul terzo allineamento abbiamo una dopo l’altra nove portaerei inglesi e canadesi, poi, si capisce, la fila di navi prosegue oltre e si perde anch’essa sull’orizzonte, infatti dall’alto dei pennoni non riusciamo a vederne la fine.
Quante navi sono?
Tra piccole e grandi forse tremila; ciò significa che partecipiamo alla più grande rivista navale che la storia ricordi, compresa quella fatta in occasione dell’incoronazione della Regina Vittoria d’Inghilterra. C’è da esserne orgogliosi …
Il corteo, se così si vuol chiamare, che accompagna la Regina Elisabetta II d’Inghilterra, è formato da tre fregate inglesi, sulla terza delle quali si trova sua maestà accompagnata dal Consorte e da un folto gruppo di nobili e personalità dalle innumerevoli decorazioni. Ella è pallida, conscia della suprema posizione sociale che occupa.
Seguono i tre migliori transatlantici inglesi pieni zeppi di gente, venuta anche da remote contrade e fra essa, come uccelli in gabbia, si muovono i fotoreporters.
Noi marinai, in occasione del passaggio della Regina, siamo schierati in piedi sull’alto dei pennoni dell’albero di mezzana e di trinchetto, e siamo separati l’uno dall’altro dall’apertura delle braccia che teniamo orizzontali su un passamani, passante all’altezza delle nostre schiene, mentre gli allievi ufficiali (anzi gli aspiranti) occupano i pennoni dell’albero di maestra.
Formiamo tante croci umane: è uno spettacolo. E tale deve essere anche per Sua Maestà che viene ripresa cortesemente dal Consorte perché un po’ troppo attirata dal nostro schieramento.
Anche gli altri marinai schierati sugli ampi ponti di volo delle portaerei hanno diritto ad un suo sguardo.
Ella è oramai vicinissima … è giunta alla nostra altezza … l’oltrepassa … e prosegue oltre.
Un grido e due Hurrà altissimi irrompono dai nostri petti, coprendo gli altri e il vento li raccoglie e li porta con sé oltre la rada fin sulla terra ferma e poi li disperde. E’ l’omaggio dell’Italia, mista all’ammirazione del marinaio per una bella donna, perché tale è Lei. L’italiano è fatto così.
Scende presto la notte, si accendono le luci sui ponti e sulle coperte delle navi; qualche barca carica di marinai si stacca dalle passerelle e si allontana per portare i franchi a terra. Ma non tutti però sono così fortunati, perché occupati ai loro posti di manovra ad eseguire rapidi ordini impartiti in lingue a noi incomprensibili. Per loro infatti è la partenza.
Lo schieramento di navi piano piano si rompe; qua e là le luci in coperta si spengono e si accendono quelle di navigazione. Sono navi che riprendono il mare aperto e fra bonacce e tempeste ritorneranno ai patri lidi in terre lontane, portando con sé un meraviglioso ricordo.
Una serie di brevi fischi è il loro ultimo saluto, poi il buio della notte le inghiotte: ritornano così nere sagome, un monito, veri mostri d’acciaio, strumenti di distruzione, di dolore e di morte.
Anche per noi si avvicina la partenza; sarà per domani all’alba. Ci conviene andare tutti in branda a riposare perché franchigia questa sera non c’è. Qualcuno però non riesce a dormire e pensa, e poi piange, ma perché?"
Pietro Polegato
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DAL DIARIO:
CORSO NOCCHIERI SARDEGNA – aprile 1951

Passati brillantemente gli esami scritti e orali risultato ottimo alla visita fatta a Venezia per il concorso nella Marina Militare, aspettavo, ritornato a casa, di ricevere l’invito da parte del Ministero della Difesa per arruolarmi. (…)
Arrivai a Olbia il mattino del 13 Aprile 1951 e fui di nuovo imbarcato su una motozattera per andare alla Maddalena. Non posso descrivere l’impressione ricevuta alla vista della selvaggia Sardegna e più ancora alla vista delle scuole di La Maddalena ove doveva fare un anno di corso. (...)
Cominciammo la scuola il 3 maggio, cioè dopo arrivati i furieri o “furieris”, infermieri e segnalaroti. Fatti gli esami di primo trimestre, che a dir il vero, m’erano andati bene, ci preparammo con grande entusiasmo a far gli zaini perché dovevamo andare in licenza. (…)
Con il cominciare del secondo trimestre si sviluppò pure l’antagonismo fra le diverse categorie e più precisamente tra noi nocchieri e i segnalatori. Furono fatte diverse gare come calcio, pallacanestro, pallavolo, voga e tiro alla fune. (Mi dimenticavo di dire che in tutti noi allievi arrivavamo al discreto numero di 600, noi nocchieri eravamo in 130, ma il numero si abbassò presto per diventare alla fine del corso alla cifra di 101.) (…)
Noi arma di voga e tiro alla fune nocchieri eravamo i dominatori, ma ben presto decademmo dal nostro trono, provocandoci addosso delle fiere dal tenente del CEMM signor Rossi e dal tenente di vascello signor Toscano; mentre il direttore del corso gruppo N ci teneva che vincessero i segnalatori e non fu deluso perché quasi tutti i primi posti ci furono strappati dagli scacciamosche. (…)
Credo che la causa dei nostri secondi posti sia da ricercarsi non nel nostro poco spirito combattivo bensì per il poco Tempo che i superiori ci davano per fare allenamento mentre i segnalatori potevano allenarsi quasi ogni giorno. (…)
Si era nella settimana che precedeva in Santo Natale.
Il rientro della licenza era stabilito per il giorno 5 del mese seguente Ma noi componenti dell’arma di regata rientrammo il giorno sei perché ci fu dato un giorno di licenza premio.
Rientrati dalla licenza noi nocchieri dovremmo metterci a studiare molto perché gli esami erano vicini e si presentavano abbastanza duri. Finimmo gli esami verso la metà di febbraio e ci preparammo subito per andare a La Spezia dove ci aspettava la nave scuola Amerigo Vespucci sulla quale abbiamo fatto due mesi di tirocinio pratico divertendoci a visitare molte nostre belle città ma a prezzo di un duro lavoro.
(…) ho conosciuto dei buoni compagni con i quali mi sono divertito ed è stato con uno di questi che quasi quasi mi annegavo. L’episodio avvenne così: egli non sapeva nuotare, o quasi, e un giorno mi domandò se lo accompagnavo sull’acqua profonda dichiarando di essere capace a nuotare discretamente. Io sicuro della sua parola lo accompagnai ma a un 5 m circa dalla terra si spaventò, lo presi ma i miei sforzi sarebbero stati vani, perché si era aggrappato nella schiena, se non intervenivano alcuni dei nostri compagni. (…)
Mi sono dimenticato di dire che il sottoscritto (si era ai primi giorni di corso) è stato scelto fra tutti i compagni di corso per posare per il fotografo perché da Roma volevano una bella fotografia da mandare in tutta Italia per il concorso 1952-1953 come infatti avvenne. (…)
DAL DIARIO:
TIROCINIO PRATICO SULLA NAVE VESPUCCI – febbraio 1952

lavori a riva
(fonte: sito tourvespucci)
La Spezia, Lunedì 18.02.1952
Partenza dalle scuole CEMM di la Maddalena (…) andare a fare una vita nuova a bordo di una nave. (…)
La Spezia, Mercoledì 20.02.1952
Primo giorno della mia vita a bordo di una nave da guerra: sveglia alle 6, caos tremendo per rollar la branda, poi posto di lavaggio scalzi, assemblea e posti di manovra sui pennoni; insomma mi sento confuso e disorientato specie per questa sera dovendo andare a letto e non sapendo far di nuovo la branda. (…)
La Spezia, Venerdì 22.02.1952
Comincio a orientarmi e a prender gusto a salire sui pennoni e ai posti di manovra. Abbiamo avuto la gradita visita di un ammiraglio americano. Primo giorno di guardia. (…)
La Spezia, Domenica 24.02.1952
Finalmente dopo quattro giorni che ci trovavamo fermi a La Spezia, siamo partiti questa mattina a bordo della Vespucci per far la crociera ordinati dai superiori che durerà circa 50 giorni. Vi è stato un gran lavoro stamane sia per disormeggiarci sia per bordare le vele ma poi tutto tornò normale, così ora ho la grande soddisfazione di navigare a vela: è qualcosa di meraviglioso. Abbiamo incrociato appena fuori di La Spezia una portaerei americana ormeggiata e un incrociatore pure americano al largo. Dopo mezzogiorno, erano circa le 17, abbiamo ascoltato un discorso di un ufficiale che raccontò molto bene la storia e la vita di Napoleone e perché domani o dopodomani, anniversario della fuga di Napoleone dall’isola d’Elba ci fermeremo proprio lì cioè a Portoferraio per due giorni. Abbiamo incominciato stamane a indossare la divisa di navigazione. (…)
Gaeta, 03.03.1952
Alle 07:15 siamo partiti da Gaeta diretti a Palermo. Il tempo è stato un po’ scuro, il mare mosso è così lo abbiamo avuto per tutto il giorno e anche tuttora i movimenti di beccheggio e un po’ di rollio sono distinguibili. Durante la notte circa verso le 22:00, abbiamo incontrato la flotta italiana che faceva esercitazioni nel Mediterraneo. Era costituita dalla corazzata Doria, quattro incrociatori, una portaerei americana e forse anche qualche unità più piccola. (…)
Palermo, 06.03.1952
Abbiamo fatto l’uscita con l’armo di regata per fare allenamento e abbiamo approfittato dell’occasione per andare a osservare da vicino la portaerei americana Midway, ormeggiata al largo della rada di Palermo. (…)
Mare, 10.03.1952
Questa mane, prima della partenza da Palermo che è stata alle 08:50, abbiamo dovuto scrociare i contro velacci operazione fatta abbastanza lentamente. (…) Fra mettere in croce i pennoni, imbrogliare le vele e serrarle ci abbiamo messo 19 minuti, operazione fatta lestamente per essere appena da 20 giorni a bordo della Vespucci come ha detto il Comandante. Dunque direi un quasi elogio dal Comandante. Il signor Balzano ha detto che dovremo battere il record che è di 13 minuti. (…)

un pezzo originale di una vela dismessa del Vespucci
che ho comperato in un sito autorizzato
(ti assicuro che è pesantissimo!)
Giovedì, 13.03.1952
(…) Questa notte poi abbiamo imbrogliato le rimaste vele sotto un diluvio di pioggia con tenebre fitte rischiarate solo dai lampi. Molti marinai hanno sofferto Il mare sia durante il giorno sia ora, a causa del beccheggio e del rollio della nave: non si può rimanere in piedi se non appoggiati. Oggi è il primo giorno che mi trovo imbarcato su una nave con mare grosso, non m’ha fatto paura anzi direi quasi che desideravo poter assistere agli elementi scatenati della natura proprio in alto mare. (…)
Venerdì, 14.03.1952
(…) Il vento alle 21:30 aveva la velocità di 26 miglia al secondo mentre le onde del mare mandavano i loro spruzzi d’acqua sopra coperta a prua. (…)
Mercoledì, 19.03.1952 - Venezia
Sono montato di guardia cioè piantone dal signor comandante alle 8 e sono rimasto per quasi due ore sempre in contro plancia assieme a lui che aveva preso il comando della nave perché eravamo arrivati in vista di Venezia.
DAL DIARIO:
SUD AMERICA – giugno 1952

Mercoledì, 25.06.1952 - Livorno
(…) Oggi 25 giugno ore 14:00, dopo 42 giorni passati a La Spezia e 9 a Livorno, siamo partiti intraprendendo una lunga crociera nell’America del Sud allo scopo di istruire gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno e per portare, sia pure per poco tempo, il saluto della madrepatria agli italiani della sponda opposta dell’Atlantico (…).
Quando il motoscafo dell’onorevole si è allontanato dal bordo, sono stati sparati 29 e in seguito altri 13 colpi di cannone, mentre noi dall’alto dei pennoni, facevamo in saluto alla voce.
È stata veramente una cerimonia ben riuscita che mi ha lasciato nel cuore, e così pure ai miei compagni, un bel ricordo. Molti fotografi erano presenti, pure alcuni della Settimana Incom e tre o quattro giornalisti.
Alle 15:00 un po’ al largo di Livorno abbiamo mollato e bordato tutte le vele e alle 19 le abbiamo imbrogliate e serrate tutte meno il fiocco e il granfiocco. (…)
Venerdì, 27.06.1952 - Mar Mediterraneo
Ore 10:00 doccia in coperta con acqua di mare. Alzati da mattino solo i fiocchi e le vele di strallo che sono stati imbrogliati prima del posto di manovra generale alla vela; eseguito alle 17:00 per incrociare e scrosciare i contro, indi siamo andati a riva per mollare i matafioni e tutte le vele per poi di nuovo serrarle.
Tempo impiegato: trinchetto 12 minuti, mezzana 20 e maestra 25.
Dopo cena è stata organizzata una piccola festa per noi dell’equipaggio ad opera di alcuni marinai anziani che hanno avuto stamane il gallone di sotto capi e così han voluto festeggiare la promozione con l’offrire un barile di vino. (…)
Domenica, 29.06.1952 - Mar Mediterraneo
Ore 09:00 Don Castelli ha celebrato la Santa Messa. Dopo la Messa il Comandante in prima ha voluto farci la rivista, seguita 10 minuti dopo da due conferenze: la prima riguardava Gibilterra, le sue origini, la sua conquista da parte dei Mori, degli spagnoli, degli inglesi e infine l’importanza che ha sempre avuto nella storia e specie ora. La seconda riguardava l’igiene a bordo e fuori.
Alle 11:00 posto di manovra generale per alzare i fiocchi che erano stati imbrogliati al mattino e per mettere di punta alla marca i pennoni, causa il cambiamento di provenienza del vento il quale spira, rispetto alla nave, a gran largo.
Dopo pranzo sono stati imbrogliati e bordati per diverse volte la vela del pennone di maestra e i velacci, la causa è da ricercarsi nella poca costanza del vento che alle volte spira a raffiche. (…)
La nave ha toccato una velocità che poche volte ha raggiunto con le vele e mai con i motori, cioè 11 mph. (…)
Mi dispiace non poter essere a casa oggi, festa del Santo di cui porto il nome. (…)
Martedì, 01.07.1952 – Mar Mediterraneo
Essendo in anticipo di un giorno sulla data fissata per l’ormeggio a Gibilterra, il Comando di bordo ha creduto opportuno stamane fermare i motori ad una distanza di circa 90 miglia da Gibilterra. (…)
Alle 10:00 sono state messe a mare tutte le lance con le quali abbiamo fatto un buon allenamento, terminato con una piccola gara. (…)
Mercoledì, 02.07.1952 - Gibilterra
Stamane la nebbia non lasciava intravedere le navi provenienti dallo stretto che ci passavano vicine, quando la loro distanza dal Vespucci oltrepassava i 200 m. Quindi la loro presenza, e così la nostra, veniva segnalata tramite dei suoni fatti con il corno da nebbia.
Verso le 09:00 la nebbia cominciava a diradarsi scoprendo così al nostro sguardo la Rocca di Gibilterra che ci era ormai vicina. L’ormeggio è avvenuto sulla banchina del porto mercantile che si trova nell’interno della Rocca e ai piedi della città di Gibilterra che è stata costruita proprio dirimpetto alla città spagnola di Iglesias. Per attraccare abbiamo avuto bisogno di due rimorchiatori. (…)
La Rocca di Gibilterra e molto ma molto fortificata.
Giovedì, 03.07.1952 – Oceano Atlantico
(…) La visibilità era ottima, si vedevano benissimo navigando nello stretto sia la costa nord dell’Africa tutta montagnosa, sia la costa sud della penisola iberica, però il mare era lungo con un vento che si aggirava sui 15 m/s e che per giunta ci spirava di prua, quindi non abbiamo potuto mettere in vela. Alle 16:00 avevamo già oltrepassata l’altezza della città di Tangeri.
Sono contento perché i miei sogni di fanciullo si sono in parte avverati: l’aver potuto oltrepassare le ancor famose Colonne d’Ercole, terrore degli antichi naviganti e per di più il poter navigare nell’Atlantico diretto verso l’America del Sud.
Venerdì, 04.07.1952 – Oceano Atlantico
(…) Il mare come il vento lo prendiamo da stamane a mezza nave e quindi le onde, essendo assai lunghe, obbligano la nave a delle forti oscillazioni trasversali, chiamate rollio.
Alle 19:00 abbiamo imbrogliato e serrato i velacci e la vela di maestra.
Per serrare il belvedere eravamo solo in quattro persone ma, dico la verità, che stando sui marciapiedi avevo un po’ di fifa perché sembrava che il pennone dovesse da un momento all’altro spezzarsi.
Non mi prolungo a descrivere lo stato d’animo di molti marinai causa il mare perché anch’io ora non mi sento bene e quindi mi trovo in condizioni sfavorevoli per scrivere oltre. Soltanto posso ancora aggiungere che il tempo è bello in contrasto però con il mare, il quale con i suoi spruzzi d’acqua prodotti dallo sbattere delle onde sui fianchi della nave, ci ha costretti a sgomberare da castello.
L’Atlantico come inizio si fa sentire.

un nocchiere sale a riva
(foto del sig. Pietro)
Sabato, 05.07.1952 – Oceano Atlantico
(…) Anche oggi come ieri l’altro ci hanno oltrepassato due transatlantici italiani diretti sicuramente in America. Il primo era il Vulcania e del secondo non ho potuto vedere il nome perché mi trovavo in cambusa a lavorare. (…)
Mercoledì, 09.07.1952 - Oceano Atlantico
Essendo noi montati di guardia dalle ore 24 alle 04:00 e avendo il vento cambiato di direzione, verso le 01:30 abbiamo dovuto contrabbracciare i pennoni a tre quarti, indi alle 03:30 orientarli in croce. (…)
Alle 17:30 posto di manovra generale per imbrogliare e serrare tutto, indi scrociare i contro per poi nuovamente mollare e bordare tutte le vele, meno la trinchettina e il controfiocco. Le due ultime suddette operazioni non sarebbero state necessarie ma si deve tenere presente che abbiamo gli allievi a bordo i quali devono farsi un’idea esatta di tutto quello che si deve fare in caso di bisogno.
Giovedì, 10.07.1952 – Oceano Atlantico
Ieri sera alle 23:00 una fortissima raffica di vento che ha portato la nave fuori rotta, ha avuto il merito di farci balzar subito in piedi dallo sferzo sul quale noi avevamo provato a dormire. Abbiamo faticato molto per imbrogliare la randa, i velacci, la vela di maestra e di trinchetto perché il vento, battendo con forza sulla superficie velica, opponeva resistenza. L’ufficiale di guardia, udendo che le vele di velaccio sebbene imbrogliate si potevano rompere, ha domandato se c’era qualcuno fra noi che si sentiva in grado di montare a riva per serrarle. Subito 12 di noi tra cui io, si sono presentati quindi siamo andati a riva, io ero sul velaccio di maestra. Fra la pioggia, il vento, con i piedi che scivolavano sui marciapiedi, ho pensato per qualche istante quanto misera sia la nostra esistenza perché bastava un piede in fallo, scivolare con le mani mentre si tirava su la vela, oppure un capogiro per precipitare da un’altezza di 50 metri.
Quando siamo scesi stanchi, sudati e bagnati, il vento si era calmato, però per rimettere la nave sulla giusta rotta sono stati adoperati i motori ausiliari. (…)
Sabato, 12.07.1952 - Oceano Atlantico
(…) Alle 17:00 lavanda di biancheria, però i 15 minuti a nostra disposizione sono stati insufficienti perché tutti noi volevamo lavare ma mancava lo spazio e quindi si doveva aspettare il turno. (…)
Domenica, 13.07.1952 – Oceano Atlantico
(…) Domani arriveremo alle isole Capo Verde che si trovano ad ovest dell’Africa.
Dopo mezzogiorno ci hanno consegnato l’agio che consiste in 50 scudi portoghesi, mentre a Gibilterra ci hanno dato 10 scellini.
Uno scudo è uguale a 24 lire italiane mentre uno scellino è uguale a 85 lire circa italiane.
Lunedì, 14.07.1952 - Porto Grande Isole Capo Verde
Siamo arrivati in anticipo sulla data fissata per l’arrivo a Porto Grande, ma sebbene l’intenzione del Comandante fosse di fermarci qui per un giorno o due, ce ne andremo non appena fatto rifornimento d’acqua e di viveri. Il perché si fa presto a spiegarlo: gli abitanti dell’isola sono contagiati dalla malaria, dalla dissenteria, dallo scolo, dalla sifilide e dalle altre malattie.
Stamane eravamo incerti se il Comandante avesse potuto prendersi la responsabilità di lasciarci uscire in franchigia ma, avuto il parere degli ufficiali, accondiscese prendendo però le debite preoccupazioni e facendo controllare che ognuno di noi non appena rientrato a bordo, si disinfettasse le mani in un apposito recipiente.
L’arrivo è avvenuto alle 09:00 e prima di dar fondo alle ancore, abbiamo sparato nella rada 19 colpi di cannone che il forte dell’isola di San Vincenzo ha contraccambiato. Alle 10:00 è venuto a bordo il Console e alle 16:15 il Governatore delle isole e abbiamo sparato per l’occasione altri colpi di cannone.
Io, dalle 08:00 alle 16:00, sono stato di guardia al barcarizzo e ho potuto constatare guardando fuoribordo, quanta miseria regni fra questi abitanti, tutti neri di pelle e che non avevo mai visto prima, i quali per dirne una, si azzuffavano tra loro per prendere dei panini che i miei compagni gettano dagli oblò. (…)
Martedì, 15.07.1952 - Porto Grande Isole Capo Verde
Ho terminato il mio turno di guardia alle 08:00 di stamane, quindi dopo le 12:00 sono potuto andare in franchigia.
Dico la verità che non dimenticherò mai le quattro ore passate fra queste persone di pelle nera perché mai ho provato tanta compassione per alcuno. Bisognava essere presenti per vedere lo spettacolo che noi inconsciamente provocavamo, camminando per le strade, se si può chiamarle tali. Infatti abbiamo avuto sempre una scorta di fanciulli, ragazzi, ragazze e qualche uomo o vecchio che seguendoci domandavano delle sigarette, soldi mentre qualcuno ci offriva degli oggetti fatti con le proprie mani. Da parte mia ne ho accontentati diversi sia offrendo una cosa sia comperando l’altra come ricordo: un veliero e quattro poltroncine. (…)
Non so se il nome Capo Verde sia stato dato a queste isole perché piena di vegetazione, ma se così fosse il nome ora non gli si addice perché tutto quello che l’occhio umano ha potuto vedere non è stato altro che sabbia e montagne sterili, paesaggio bellissimo per i romantici.
Tutto quello squallore è interrotto, diremo così, da qualche oasi o per dir meglio da una piccola parte di terreno coperta da qualche albero di banane e altre piante. (…)
Venerdì, 18.07.1952 - Oceano Atlantico
(…) Alle 10:00 circa hanno fatto avaria il timone elettrico e poi quello a mano, accomodati prontamente.
Alle 15:00 pomeridiane si è potuto appena appena intravedere una balena che ci passava di prua.
Velocità nave sulla media delle 5 mph, rotta 173 °.
Atmosfera chiara e quindi visibilità ottima, mare calmo con leggere ma lunghe ondulazioni, abbiamo potuto vedere perfino dei delfini che guizzavano a una profondità di 3 m circa.
(…) Un piccolo incendio è scoppiato durante la seconda rappresentazione del film: “Saratoga” domato prontamente.
Sabato, 19.07.1952 - Oceano Atlantico
(…) Il caldo è direi quasi soffocante, ci sentiamo stanchi dal mattino appena alzati fino la sera quando ci mettiamo in branda, in branda poi si sta male perché si suda sebbene ci siano due ventilatori.
Mai visto un tramonto simile. (…)
Giovedì, 24.07.1952 - Oceano Atlantico
Sto passando un momento di profondo sconforto.
È passata solamente una settimana dal giorno della partenza da P. Grande e già mi sento stanco e annoiato forse perché so che ce ne aspettano altri 20. Sì, annoiato ma annoiato di tutto e di tutti perfino del Vespucci e della crociera, il perché non lo so di preciso nemmeno io, so solo che vorrei essere a casa per non sentire sempre gli stessi discorsi, per non udire sempre gli stessi comandi, per non veder sempre le stesse facce d’uomo. So anche che questa è la vita che attende in un veliero che attraversa l’Oceano e so che questo hanno fatto i nostri avi per secoli ma ora come ora vorrei essere al mio paese, potermi bagnare nelle acque del Piave, correre fra le vallate del Montello o magari andare a funghi respirando quell’aria pura che ricorda i dolci giorni della mia fanciullezza quando ancora non ero in grado di capire quanto dura sia alle volte l’esistenza umana.
Credo, son sicuro di non errare nello scrivere, che molti nostri compagni, ascoltando qualche trasmissione della radio riguardante il Vespucci, ci invidino ma loro non sanno a che duro prezzo noi paghiamo l’orgoglio e la soddisfazione di poter portare come equipaggio di una si bella nave il saluto della madrepatria agli italiani emigrati in Brasile, Argentina e Uruguay ... Basta non voglio più continuare in questo tono perché il mio animo si sente già libero forse per lo sfogo, forse perché il rammentare il passato di fanciullo ha la proprietà di calmarmi e così ora l’avvenire e specialmente gli altri 20 giorni che ci mancano per arrivare a Rio de Janeiro non mi spaventano più sebbene senta siano duri, specialmente per la scarsità dell’acqua e del sonno, interrotto ogni notte per montare di guardia.
Venerdì, 25.07.1952 - Oceano Atlantico
(…) Da diverse sere possiamo vedere la famosa croce del Sud, punto di riferimento per i navigatori che navigarono e navigano tutt’ora nei mari del Sud.
La croce del Sud viene così chiamata per la grande perfetta croce formata da quattro stelle ben visibili, mentre quella stella che si dovrebbe trovare in mezzo è visibile solo con strumenti astronomici. Mentre si passava l’equatore c’è stato un po’ di allegro baccano però la festa si farà domenica.
Sabato, 26.07.1952 - Oceano Atlantico
Una cosa mi tormenta assai ed è l’essere venuto a conoscenza della mia classifica generale avuta a fine corso. (…)
Come dicevo ho fatto di tutto per emergere: nel tiro alla fune contro l’ex equipaggio del Vespucci, nelle scuole per tener alto il prestigio dei nocchieri nelle regate di voga, sia negli esami di nautica e infine ancora a bordo del Vespucci sul quale c’era su ogni posto di manovra alla vela una sfida fra noi ex allievi ed ex equipaggio per arrivare primi sui vari posti destinatici sui pennoni. Io ero gabbiere centro delle gabbie di maestra, (si vede che questo onore lo meritavo), e dico la verità che il primo ad andare a riva su tutti i destinati dei tre alberi ero sempre io. Per essere sincero dovrei accontentarmi lo stesso del risultato perché rispetto ai miei compagni di studi sono partito in svantaggio per le poche scuole medie frequentate a casa, ma ciò non mi soddisfa e vorrei, anzi desidererei in un futuro, venire a conoscenza del motivo per il quale sono stato tanto penalizzato e se fosse per l’invidia o altro di chi penso io, spero un giorno sia penalizzato (circola pure la voce). (…)
Domenica, 27.07.1952 - Oceano Atlantico
La festa, o per essere più precisi, la sfilata dei costumi che oggi era prevista nel nostro programma per il passaggio dell’equatore, non l’abbiamo potuta fare perché il tempo non permetteva al fotografo di fare il documentario sui vari episodi che sicuramente dovevano accadere durante la suddetta cerimonia, quindi il Comandante l’ha rimandata a un giorno non ancora fissato. (…)

Capo Cornelli - 2° nostromo del Vespucci
Mercoledì, 30.07.1952 - Oceano Atlantico
Il tempo veramente bello fino alle 11:00, ha permesso al Comandante di farci fare la sfilata dei costumi, o cerimonia che sia, per l’ex passaggio all’equatore permettendo così al fotografo di bordo di fare il documentario sui vari episodi accaduti nella mattinata che saranno proiettati al più presto nei vari cinema d’Italia e forse anche all’estero. La sfilata è riuscita in un modo veramente bello sia per la varietà dei costumi sia per l’abilità del truccarsi e per la bravura dimostrata dai miei compagni davanti alla macchina fotografica, imitando al cospetto di Nettuno personaggi storici oppure imitando danze eseguite da abitanti africani o dalle ragazze hawaiane e tante altre belle cose.
Secondo il parere del sottoscritto il gruppo formato da Nettuno mentre si accingeva a sedere sul trono per vedere le danze e ascoltare le lamentele e i canti dei miseri mortali, è il più bel quadro riuscito , seguono il gruppo degli africani con i gesti di Currò, il canto con la danza delle hawaiane dove il cantante era Luzzi accompagnato dalla sua chitarra, il gruppo dei corsari, la marcia e il canto degli alpini, il gruppo accompagnato da una vacca, da un cammello e un altro gruppo che ora non ricordo mi pare Don Chisciotte.
L’inizio della cerimonia è avvenuto poco prima dell’entrata di Nettuno che era il Nostromo Cornelli, accompagnato dalla moglie, da altri due personaggi introdotto da tre colpi di cannone. Tutto si è svolto sul cassero e in parte nel lato sinistro del centro della nave, dal quale partivano i diversi gruppi. Noi spettatori, raggruppati sul cassero e in parte sulle sartie dell’albero di mezzana gridavamo, ridevamo, suonavamo con le trombette ogni qualvolta un gruppo entrava in scena o finiva la sua parte. Tutti, dal Comandante in prima all’ultimo marò, avevamo qualche cosa di pittoresco in testa.
Il fotografo ha dovuto girare quattro pellicole. Finisco perché non mi sento in grado di mettere sul quaderno i più piccoli particolari, accontentandomi solo di rievocarli tutti quanti quando, se Dio mi dà la grazia, leggerò il mio misero diario nella vecchiaia.
Tutti, credo, porteranno nella loro esistenza un bel ricordo della giornata di oggi. (…)
Alle 18 circa avevamo percorso 4000 miglia pari a 7408 km.
Giovedì, 31.07.1952 - Oceano Atlantico
(…) Ora il compito di una sola squadra per bordare o imbrogliare le vele si fa duro perché per più di una decina di giorni non potrà avere l’aiuto degli allievi dell’Accademia, che devono dare gli esami e quindi di notte avrà l’aiuto in caso di bisogno dalla squadra smontante o di comandata che dormirà in coperta. (…)
Venerdì, 01.08.1952 - Oceano Atlantico
(…) Ore 13:00 miglia percorse 4200. Velocità media della nave 5,5 nodi orari. Ore 17:00 posto di incendio finto. (…)
Domenica, 03.08.1952 - Oceano Atlantico
(…) Alle 24:00 precise avevamo percorso 4500 miglia. Lunedì, 04.08.1952 – Oceano Atlantico
Stamattina alle 05:30 il piroscafo italiano Sebastiano Caboto in navigazione da Rio de Janeiro a Las Palmas delle Canarie ci ha chiesto il punto nave.
Si è meravigliato che noi fossimo tanto avanti e ci ha comunicato che a Rio ci aspettano. (…)
Martedì, 05.08.1952 - Oceano Atlantico
Ventesimo giorno di navigazione.
Abbiamo incominciato a lavare, pitturare fuoribordo, nelle alberate, in coperta, nei locali chiusi dappertutto insomma affinché all’arrivo a Rio la nave sia il più in ordine possibile. Il mare è quasi calmo ed il vento ha di molto diminuita la sua intensità. Velocità nave sulle 2 mph. Credevamo di dover imbrogliare e serrare tutto ed invece avendo un giorno di vantaggio per l’arrivo a Rio, continueremo la navigazione con le vele alzate. (…)
Mercoledì, 06.08.1952 - Oceano Atlantico
Lascio da parte i fatti accaduti oggi per parlare un po’ degli amici.
Tutti, fatta eccezione di qualcuno, sono dei bravi ragazzi, alcuni una settantina circa erano già miei compagni di scuola alla Maddalena. Fra tutti logicamente una persona guarda di scegliere l’amico intimo con il quale possa confidare liberamente le proprie pene e le proprie gioie sicuro di essere compreso, così ho fatto io. La mia scelta è caduta su Boliandi Lelio e Landi Umberto. Veri amici.
Il primo faceva parte con me alle scuole dell’armo di regata e del tiro alla fune. (…)
Il secondo invece non apparteneva a nessuna delle suddette però aveva capacità come le nostre. Ricorderò sempre le serate, le gite a Caprera, le franchigie che passavamo insieme alle scuole, le lotte accanite che facevamo perché mai accadeva e non accade tuttora che noi ci trovassimo d’accordo nelle discussioni (quando stavamo tra di noi). L’ultimo giorno cioè quello che precedeva la partenza dalle scuole per l’imbarco sul Vespucci avevamo organizzato una festa con altri amici che è riuscita in modo stupendo. Ero ancora in loro compagnia quando in una franchigia a Malta avevo perso la bussola per non aver voluto seguirli e così la notte mi trovò in giro mentre gironzolavo ancora non so in quale parte di Malta per l’impossibilità di ritrovare la strada che doveva condurmi alla Valletta dove si trovava il mezzo che doveva portarmi sul Vespucci. A fine crociera invernale avevamo paura per le varie destinazioni che hanno dovuto dare a noi ex allievi nocchieri, di doverci lasciare e invece la buona stella ci ha protetti facendo sì che non ci separassimo così presto. Così ora ci troviamo ancora tutti e tre insieme, imbarcati per giunta.
Giovedì, 07.08.1952 - Oceano Atlantico
Ore 12:00 miglia percorse 4800.
La velocità della nave che va da 1 a 2 mph è diminuita rispetto agli altri giorni e pensare che si sono alzate le gabbie, i parrocchetti, i trevi e altre vele di strallo. Dopo mezzogiorno è stato preso con la lenza un piccolo pescecane che però all’altezza del giardinetto di poppa ha potuto, tramite dei forti strattoni, scappare lasciando stupiti gli ufficiali che tutti contenti lo stavano issando sul cassero. (…)
Sabato, 09.08.1952 - Oceano Atlantico
Alle 01:00 circa dopo mezzanotte un pescecane balena, così l’hanno chiamato, di una lunghezza sugli 8 m ci è passato di poppa. Tutti credevamo fosse un grosso pescecane ma per la sua fosforescenza e la sua lunghezza non poteva essere perché il pescecane di solito non oltrepassa la lunghezza di 3 m. (…)
Questa sera è stata nuovamente cambiata l’ora e così rispetto all’orario che è in vigore in Italia ci troviamo in ritardo di quattro ore. (…)
Domenica, 10.08.1952
Alle 11:00 Santa Messa.
Diversi grossi pesci, chiamati capidoglio, ci sono passati verso mezzogiorno ai lati della nave ed avevano una lunghezza sui 5 m, così sembrava. Alle 17:00 è stata tenuta una conferenza da un ufficiale che ha narrato molto bene tutta la storia delle dominazioni, guerre eccetera avvenute in Brasile. A dir la verità la storia del Brasile è povera. Quindi è passato sul campo economico e per mezzo di statistiche ci ha fatto capire quanto fertile sia la terra brasiliana. Porto un esempio: in Brasile quando devono costruire delle strade sono costretti a farle di una larghezza sui 100 m altrimenti in pochi giorni strade come le nostre verrebbero coperte dalla vegetazione. (…)
Lunedì, 11.08.1952 – Oceano Atlantico
(…) Verso le 09:00 alla vedetta in coffa che ha gridato: “Nave ore 12!!!” Ha seguito un coro di esclamazioni da parte dei marinai. Non è il caso di meravigliarsi perché da circa 26 giorni non scorgiamo anima viva, eccezion fatta dei fanali di una nave che 15 giorni fa abbiamo appena appena potuto intravedere. Alle 17:00 si è potuta vedere al limite dell’orizzonte la costa brasiliana mentre il sole al tramonto indorava il mare che era di una calma direi quasi solenne (finalmente!!!) (…)
Martedì, 12.08.1952 - Oceano Atlantico
(…) La costa brasiliana perduta di vista ancora ieri sera, l’abbiamo riveduta oggi dopo mezzogiorno e per giunta all’altezza di Rio, però essendo ormai troppo vicini per arrivare domani alle 08:00, il Comandante di bordo ha creduto opportuno non far funzionare i motori quindi la nave, da dopo il posto di manovra, è rimasta ferma.
Il Vespucci ora è diventato un vero gioiello e mai, nemmeno l’anno scorso per l’arrivo a New York, è stato così bello. Finalmente domani potremo avere la ricompensa per tutto quello che abbiamo dovuto soffrire in questi lunghi 28 giorni di navigazione. Mi sembra un sogno poter essere nelle vicinanze dell’America, di quella terra che ho molto desiderato poter vedere e calpestare.
Mercoledì, 13.08.1952 - Rio de Janeiro (Brazil)
Non so come descrivere l’impressione avuta questa mattina verso l’una alla vista di Rio e Copacabana quando, messi in moto ancora i motori, abbiamo dovuto sostare per la seconda volta ad una distanza intorno agli 8 km dalle suddette città.
Tutta la natura sembrava propizia per dare quel qualcosa di indimenticabile alle città: le luci, la nuvola multicolore sopra Copacabana, il Cristo situato in montagna, il Cordovado, il Pan de Sugar, la luna che in argentava il mare dietro di noi, i fari eccetera.
L’entrata nella rada è avvenuta alle 08:00 mentre l’ormeggio alla banchina militare è avvenuto alle 09:00. Però qui ci aspettava la prima delusione nell’aver dovuto constatare la misera accoglienza avuta perché pochi italiani si trovavano alla banchina a darci il benvenuto mentre noi speravamo tutto il contrario. La seconda delusione invece nell’essere venuto a conoscenza, andando in franchigia e parlando con gli italiani emigrati, della scarsità di abitazioni e dello scarso salario dato ad alcune categorie di lavoratori in questa terra che può dare ogni ben di Dio. Così mi hanno detto che per far denaro in Brasile bisogna far contrabbando altrimenti con un lavoro onesto difficilmente si ha qualche cosa. Questo l’ho saputo dai nostri connazionali che, emigrati a Rio dall’Italia, vorrebbero rientrare in patria ma non possono per le cause sopra esposte. Infatti se si pensa che per una camera devono sborsare 19.000 lire, cioè quasi la metà della loro paga di un mese, si trovano per forza nei guai.
Rio ha un grande aeroporto dal quale parte un aereo ogni 15 minuti di media. (…)
Venerdì, 15.08.1952 - Rio de Janeiro (Brasil)
Essendo di comandata, sono andato con una trentina di compagni (sono stati scelti i migliori) al grandissimo cimitero di Rio per rendere omaggio all’equipaggio dell’incrociatore Lombardia morto di febbre al largo della suddetta città, indi siamo pure andati a Copacabana per ripetere la stessa cerimonia al monumento eretto dai brasiliani in ricordo della morte del loro più grande condottiero. Tutte e due le cerimonie sono state riprese dalla macchina fotografica per il cinema. Rientrato a bordo ci aspettava la visita del più grande ammiraglio locale e altre maggiori personalità brasiliane con la consegna da parte della Repubblica italiana al suddetto ammiraglio e ad un altro. Pure questa cerimonia è stata ripresa dalla macchina fotografica. Io ero ben in vista se in un prossimo avvenire avrò la fortuna di vedere tutto il documentario girato finora sul Vespucci. Dopo mezzogiorno con alcuni compagni sono uscito in franchigia (…) abbiamo incontrato dei connazionali i quali hanno ripetuto riguardo alla vita che conducono qui a Rio, le stesse cose dette a noi ieri l’altro dagli altri. Uno di loro ci ha pure detto che quasi tutti i fruttivendoli, i lustrascarpe, i giornalai della città sono italiani. Mi convinco sempre più che se girerò ancora il mondo dovrò concludere che nessuna terra è paragonabile alla nostra bella Italia. (…)
Sabato, 16.08.1952 - Rio de Janeiro (Brazil)
(..) A bordo intanto vi era un ballo per i sottufficiali i quali, offesi dal fatto che noi marinai non abbiamo mai potuto intervenire, hanno rifiutato; quindi il comando di bordo è stato costretto a invitare una cinquantina di marinai della prima squadra. Una cosa interessante ho saputo ed è che la nostra nave doveva, secondo i giornali di Rio, attraccare alla banchina commerciale dove ci aspettavano i nostri connazionali e invece noi siamo stati costretti a ormeggiare a quella militare dove logicamente non ci aspettava nessuno.
Domenica, 17.08.1952 - Rio De Janeiro (Brazil)
Multi sono stati i visitatori a bordo e gentili per giunta, ci guardavano con simpatia specialmente le ragazze. Io per sfortuna sono stato di guardia dalle 16:00 alle 18:00 quando cioè più ferveva la gente, però sono rimasto contento lo stesso perché la guardia l’ho fatta a prora sopra castello, dove sono stato pure invitato gentilmente a posare per una fotografia che spero mi sarà spedita a destinazione, (…)
Lunedì, 18.08.1952 - Rio de Janeiro (Brazil)
Vigilia della nostra partenza per Santos.
I marinai franchi che ieri sera sono potuti uscire in franchigia, ci hanno raccontato questa mattina di essersi molto divertiti perché per la prima volta hanno potuto partecipare ad una festa da ballo offerta dai nostri connazionali di città. Non tanto era il piacere per il divertimento, quanto per aver partecipato senza che il Comandante nostro lo impedisse (credo proprio non ne fosse a conoscenza). Infatti a noi marinai per opera o del Consolato Italiano o per una ragione dei nostri comandanti, ci hanno proibito ogni ingresso in sale da ballo mentre gli allievi invece erano ogni giorno mandati di comandata nelle suddette sale. (…)
Mercoledì, 20.08.1952 - Santos (Brazil)
(…) L’arrivo qui a Santos era previsto per le 09:00 di stamane, ma avendo noi trovato il mare troppo brutto, siamo stati costretti a rimandare l’arrivo per le 15:00. La navigazione nel canale che conduce alla banchina del porto mercantile di Santos è durata la bellezza di un’ora e pensare che il canale avrà una lunghezza di sole tre miglia. Una magnifica e folta vegetazione regna sulla sponda destra di questo bel canale che nasconde nel suo interno uno dei più grandi porti dell’America del Sud ed è una bella via di comunicazione per la città industriale di San Paolo che riversa in questo porto tutti i prodotti delle sue industrie destinati all’estero. L’accoglienza che la città ci ha fatto è stata veramente bella.
Molta gente ci ha salutati durante il tragitto sul canale e altrettanta ci aspettava alla banchina dove vi era pure la banda musicale che non appena ormeggiati, ha suonato l’inno nostro di Mameli seguito da altri inni brasiliani. (…)
Giovedì, 21.08.1952 - Santos (Brazil)
(…) Sono venuti a prendere il primo gruppo con la banda musicale ed è quello che è andato a San Paolo per l’anniversario della fondazione di quella città e per rendere omaggio ai caduti italiani. (…)
Venerdì, 22.08.1952 - Santos (Brazil)
Finalmente anche per noi della terza squadra, oggi è il giorno nel quale possiamo dire di avere fatto la comandata per essere stati invitati (…) e chi invece a un ricevimento offerto dalla Marina di Santos che in parte non ci ha troppo soddisfatti perché la cucina brasiliana non ci piaceva.
Io ho partecipato a quest’ultimo e dico la verità di essere rimasto abbastanza contento non per il ricevimento ma perché ci hanno fatto vedere a mezzo dei pullman la Praia e la spiaggia mi sembra di San Vincenzo che è qualche cosa di indefinibile e indimenticabile. Molte fotografie sono state scattate e molti gentilmente ci hanno accolti in una specie di bar suonando il nostro inno nazionale e brasiliano.
Mi domando come mi cambierà un’esperienza come questa, come poter tornare alla normalità dopo avere toccato tante sponde, avere visto quanti cuori di italiani all’estero siano pieni di amore e orgoglio per la nostra bella Italia, dopo avere compreso come siamo nulla davanti alla natura che può fare di noi ciò che vuole: sorriderci o beffarsi della nostra piccolezza, dopo essere dipesi gli uni dagli altri nel bene e nel male … ora provo comunque tanto orgoglio per essere qui, a scrivere, nell’Amerigo Vespucci.

un nocchiere in equilibrio con una cima
(fonte: sito Marina Militare)
POSTO DI MANOVRA GENERALE ALLA VELA
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Oltre all’onore, che questo equipaggio ha avuto, di assistere al passaggio della regina e di essere ammirati, c’era anche l’orgoglio di aver partecipato ad una rassegna navale di quella portata (pensa che peculiare evento!). Hai visto la mappa? Riguardala bene, ammira quante sono le navi presenti; sono tantissime!
Immaginati la gioia di essere presenti per i festeggiamenti dell’incoronazione di una regina e … che regina! Come dicevo: The Queen! Una persona speciale, che si è fatta voler bene da tantissimi e in tutto il mondo, conosciuta in ogni terra di tutto il pianeta, fedele al suo popolo e attenta e presente agli impegni istituzionali che il suo ruolo richiedeva.
Mi pare doveroso, a questo punto, aprire una parentesi e accennare qualche notizia di questa storica regina dell’Inghilterra: Elisabetta II.

la regina Elisabetta II
(fonte: internet)
Elisabeth Alexandra Mary nacque a Londra il 21 aprile 1926.
Nel febbraio del 1945 si unì al Servizio Ausiliare Territoriale (Auxiliary Territorial Service) con le mansioni di autista e meccanico.
Salì al trono il 6 febbraio 1952 alla morte del padre e fu incoronata il 2 giugno 1953.
Mantenne sempre quanto aveva dichiarato all’inizio del suo regno:
“Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo.”
Il suo regno durò quasi 71 anni! Il più lungo della storia britannica e il secondo al mondo dopo il re Sole, Luigi XIV di Francia.
Nel complesso, circa 150 milioni di persone nel mondo sono stati sudditi di Elisabetta II, perché è stata anche regina di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu, oltre che governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra, comandante in capo delle forze armate, Signora dell'Isola di Man e sovrana di Jersey e Guernsey.
Il 6 febbraio 2017, per il 65° anniversario della sua ascesa al trono anziché festeggiare preferì ritirarsi in una "silenziosa contemplazione" ricordando la morte di suo padre.
Nel 2021 morì il Principe Filippo, suo marito al suo fianco da 73 anni. Elisabetta II affermò che la sua morte "ha lasciato un vuoto enorme". A causa delle restrizioni da Covid-19 la regina al funerale era seduta da sola e questa immagine (vista in televisione da tutte le nazioni e apparsa su tutti i giornali) suscitò l'empatia e la commozione di moltissime persone che la ammiravano.
Era una persona carismatica, ed erano una sua caratteristica i soprabiti colorati e i cappelli intonati (che le consentivano di essere vista anche in mezzo alla folla). Appariva sempre sorridente e salutava tutti alzando la mano con un suo tipico gesto. Serietà, dedizione, simpatia, eleganza sono solo alcune delle sue caratteristiche.
Durante il suo lungo regno ha conosciuto ed incontrato molti capi di Stato e molte personalità famose. Ha superato molte vicissitudini negative personali (tra cui ad esempio due attentati) e della sua famiglia.
All’inizio le venne chiesto con quale nome avrebbe voluto regnare e lei rispose: “il mio, naturalmente, che altro?”.
Era veramente una regina particolare ed indimenticabile!
Una delle sue affermazioni, fatta qualche anno fa, ma comunque quando era già anziana, è stata questa: "si è vecchi quando ci si sente tali".
Un’altra sua “interessante” dichiarazione la fece per il giubileo di platino (70 anni di regno). In quella occasione inviò un messaggio di ringraziamento ai sudditi e rinnovò l’impegno per una vita al servizio della Nazione. In quel discorso disse anche:
«As we mark this anniversary, it gives me pleasure to renew to you the pledge I gave in 1947 that my life will always be devoted to your service.»
Che tradotto è:
“Nel celebrare questo anniversario, è per me un piacere rinnovarvi la promessa che feci nel 1947, cioè che la mia vita sarà sempre consacrata al vostro servizio”
E così è stato fino alla sua morte avvenuta il giorno 8 settembre 2022.

la regina Elisabetta II
(fonte:internet)
L’imbarco e il diario del nocchiere Pietro proseguono … anzi, i diari!
Eh sì, questo marinaio ha redatto con meticolosità, e conservato con cura, diversi diari relativi alle sue esperienze in Marina.
Grazie alla figlia Laura, che a sua volta li ha custoditi, li ho potuti leggere. Sono scritti molto bene, sono accurati, riportano anche notizie storiche … sono veramente interessanti.
Per me, ma penso che sarà così anche per te se sei un appassionato, è un vero piacere leggerli. Rivedo con facilità i suoi imbarchi e le sue esperienze … stare a bordo con lui è fantastico!
Un doveroso ringraziamento alla figlia del sig. Pietro Polegato che ha conservato questi preziosi diari, che li ha trascritti (un lavoro non da poco!) e che ha voluto condividerli con me e … ora anche con te che stai leggendo!
I suoi quaderni originali contengono tanti dati tecnici e di navigazione; da buon marinaio ha annotato tutto! Ho pensato però di pubblicare degli estratti (già così la documentazione è parecchia), mantenendo le cose più interessanti, curiose, o simpatiche.
Prima di tutto ti presento il nocchiere Pietro. Dalle parole di Laura:
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Pietro Polegato nasce il 20.12.1933 in un paesino del Montello nel trevigiano. Da quel paesino che profuma ancora d’amor di patria, si imbarca nell’Amerigo Vespucci e ogni giorno di quei due anni trascorsi, scrive e descrive in sei diari, ogni manovra, miglia percorse, velocità della nave e piccoli e grandi avvenimenti con gli occhi di uno di tutti quei ragazzi che all’epoca il mondo lo potevano immaginare solo attraverso una radiolina. Per sempre vivrà nella sua amata Amerigo Vespucci anche a miglia o “mondi” di distanza perché nulla potrà arrivare a toccare le note delle emozioni che solo Lei può donare a chi la vive. Muore a Pesaro il 15.01.2022 portando con sé segreti mai svelati.
"E tu, marinaio, quando udirai tra il vento il fischio di nocchiere, non dubitare del tuo udito perché è Pietro che mai ha abbandonato, né mai abbandonerà il suo veliero.” |
DAL DIARIO:
CROCIERA PER GLI ONORI ALLA REGINA
Partenza -
Mercoledì, 20.05.1953
Oggi, per volere delle autorità maggiori della Marina italiana, la nave scuola Amerigo Vespucci ha lasciato nuovamente Livorno riprendendo il mare con prima tappa Gibilterra. Scopo di questa crociera è una rivista navale che si terrà a Portsmouth, presenti le migliori navi da battaglia di tutte, o quasi, le nazioni del mondo. La Vespucci è stata destinata non perché sia una nave da guerra, ma bensì per mancanza di navi moderne della nostra Marina che ancora non può gareggiare come potenza con le migliori marine del mondo. Così, con ragione, il nostro Stato Maggiore ha creduto opportuno mandare la Vespucci con la speranza e, direi quasi, con la sicurezza che essa farà bella mostra di sé con la sua bellezza e costruzione antica.
(Tutto dipenderà da noi)
Mercoledì, 20.05.1953
Ringraziando la mia buona stella e la mia buona volontà che non mi hanno mai, fino ad ora, abbandonato oggi mi trovo a far parte dell’equipaggio che porterà il Vespucci nelle migliori condizioni possibili a Londra dove rappresenterà la nostra gloriosa Marina.
Delle 70 e più persone del mio corso che l’anno scorso hanno partecipato alla crociera navale d’istruzione nel Sud America, (ci vorrei tornare), solo una trentina circa ha l’onore oggi di essere qui presenti in alto mare; (…)
Alle 14:00 pomeridiane, senza nessuna manifestazione né cerimonia, ad eccezione della visita di un Contrammiraglio, ci siamo staccati dalla banchina di Livorno riprendendo il mare con a bordo circa 80 aspiranti.
Alle 20 circa siamo già all’altezza della Corsica che si intravede tuttora benissimo perché non dista più di 5 miglia da noi.
Alle 22, ora in cui scrivo, la navigazione prosegue ancora a motore senza che vi sia speranza di poter alzare alcun fiocco a vela di strallo perché il vento spira con una certa intensità di prua. Sono stati contrabbracciati per due volte i pennoni. R.N.35°
Giovedì, 21.05.1953
A 12:00 sono stati contrabbracciati i pennoni e per la prima volta sono stati alzati i fiocchi, le vele di strallo e la randa. Speriamo però che il vento cambi altrimenti sarà per noi una vera scocciatura manovrare le suddette. Il tempo si mantiene bello con mare quasi calmo. R:N: 225° V.N. 7-8 mg/h
Venerdì, 22.05.1953
Alle 4, ora in cui siamo montati di guardia, tutte le vele di taglio alzate ieri si trovavano abbassate, mentre alle 6 le abbiamo dovute alzare nuovamente, ma alle 15 sono state ancora definitivamente abbassate dalla guardia di servizio.
Il mare si mantiene ancora calmo e così pure il tempo è bello, cosa che noi non speravamo perché il Golfo del Leone è famoso per le burrasche e le tempeste che imperversano nelle sue acque. Ne sappiamo qualche cosa noi anziani del Vespucci che, reduci del Sud America, abbiamo trovato l’anno scorso un mare forza 9.
R.N.240° Int V 7 m/s-V.N. 5-6 mg/h (…)
Dimenticavo di scrivere che mi trovo, a differenza dell’anno scorso, nella prima squadra e destinato per la guardia in porto come “prodiere motoscafo del Comandante”. Dal primo maggio, essendo noi stati promossi di nomina sottocapi, non facciamo più la sentinella e così pure in navigazione non siamo costretti a fare la vedetta scorta o qualche cosa del genere, ma bensì facciamo solo la guardia al timone.
Sabato, 23.05.1953
(…) Alle 10:30 è stato battuto il primo posto di manovra generale alla vela per scrosciare e incrociare i controvelacci cosa non necessaria ma che il Comandante ha creduto opportuno di farci fare per provare la capacità delle reclute che non hanno mai veduto una cosa simile.
A operazione ultimata Il Comandante di persona ha fatto gli elogi a noi del trinchetto, mentre è andata male la maestra (armata dagli aspiranti) e maluccio la mezzana che è il posto di manovra di alcuni miei compagni. (E’ tradizione che il trinchetto debba battere gli altri due alberi e guai a noi se non dovessimo riuscirci.) (…)
Alle 18 circa oltrepassavamo due tartarughe.
Il tempo è magnifico, forse fa un po’ troppo caldo di giorno, ma c’è un mare che fa invidia alle acque di un placido fiume della sconfinata prateria. (…)

manovre alle vele
(fonte: sito Marina Militare)
Domenica, 24.05.1953
Domenica di Pentecoste. Questa mattina, erano circa le 07:00, la squadra di navigazione ha abbassato tre fiocchi e due vele di strallo alzate durante la notte dalla seconda squadra.
09:30 Santa Messa
(…) verso le 10:30, grazie al vento che ha cambiato direzione, è stato battuto posto di manovra generale alla vela per bordare e alzare: trinchetto, parrocchetti, velaccino, gabbie e gran velaccio, mentre la mezzana non è stata neppure toccata.
La navigazione a vela prosegue con una media di 3 mph, velocità un po’ minima ma che permette a noi di perdere le 10 ore circa di anticipo che abbiamo sulla data d’arrivo a Gibilterra. (…)
Lunedì, 25.05.1953
(…) Il mare è mosso e il tempo si è oscurato, mentre il vento è aumentato rispetto a ieri, cosa che permette alla nave di tenere la media delle 5 mph.
La navigazione è ideale perché il mare lo prendiamo di prua e il vento è sempre costante di poppa, così noi non dobbiamo fare altro che bracciare ogni tanto di una quarta i pennoni sia a sinistra che a dritta. In compenso però questa mattina c’è stato un gran lavaggio di brande incominciando pure a rassettare con più cura la nave perché prossimo è l’arrivo a Gibilterra. (…).
Oggi sono stato dal dentista che è veramente cortese e mi tratta molto bene. (…)
Martedì, 26.05.1953
A mezzanotte credevo proprio che fosse finita per noi la pacchia perché il vento aveva incominciato a cambiare di direzione e di intensità e le quattro ore che noi della prima squadra abbiamo passato in coperta pareva dovessero dare ragione alla mia supposizione perché in quel periodo di tempo non abbiamo fatto altro che manovrare e, per quel che mi ricordo, non ho mai passato neppure nella crociera scorsa una seconda simile. Infatti correvamo da una manovra all’altra imbrogliando, bordando, tesando amantigli e paranchi di rollo, bracciando i pennoni di punta alla marca, di una quarta, di due quarte, in croce eccetera … E pensare che ero di armamento lancia e non ho mai potuto chiudere un occhio. (…)
La vicinanza di Gibilterra è molto palese perché vi è un via vai di navi una delle quali di origine germanica, passandoci a poca distanza, con vera cortesia ci ha augurato buon viaggio e vento favorevole. (…)
Mercoledì, 27.05.1953
Verso le 9 circa la Rocca di Gibilterra era visibile (…)
Il vento e il mare hanno abbastanza ostacolato l’entrata nel porto delle navi e il suo ormeggio, quest’ultimo terminato precisamente alle 12. Ho potuto constatarlo personalmente perché montando di guardia al timone al posto di un mio compagno, ho faticato per tenermi in rotta, mentre l’ufficiale ogni tanto mi faceva cambiare la rotta perché la corrente tendeva a mandare la nave a Nord di Gibilterra.
Prima di entrare nel porto sono stati sparati, cosa insolita, i 21 colpi di cannone che il forte ha ricambiato. Dopo le 12:00 sono uscito in franchigia dove sono stato costretto a fermarmi in un bar perché due nostri connazionali volevano sapere qualche cosa da noi; indi su nostra richiesta ci hanno raccontato che lavoravano in un tunnel dove verranno collocati più di 100 cannoni, trabocchetti, roba da mangiare per più di 10 anni: misura quella di precauzione in caso che Gibilterra dovesse essere attaccata e presa dal nemico. (…)
Giovedì, 28.05.1953
Nulla di notevole, solamente è un po’ seccante essere della squadra di guardia. (…) mi sono messo a scrivere avendo ricevuto posta da casa. (…)
Venerdì, 29.05.1953
La partenza da Gibilterra è stata effettuata a mezzogiorno e non appena la nave ha oltrepassato l’uscita del porto è stato battuto posto di manovra generale alla vela per alzare trinchetto, parrocchetti, velaccino e gabbia fissa mentre quella volante è stata subito ammainata perché un gancio ha provocato uno strappo nella vela quasi subito riparato. (…)
La costa sia spagnola che africana è ancora un po’ visibile mentre noi abbiamo, subito dopo l’ammaina bandiera causa il maltempo, scrociato i controvelacci terminando l’operazione che già faceva buio. Io sono stato mandato a riva per scortare il controbelvedere ma a dir la verità avevo un po’ di fifa perché il vento ostacolava la discesa dal pennone e rendeva difficile a noi il rimanere attaccati alle sartie con una sola mano mentre l’altra lavorava. (…)
Lunedì, 01.06.1953
L’Oceano sembra non voglia calmarsi e il vento neppure, rendendo così impossibile a noi il poter alzare una sola vela di taglio. Questa mattina è stata fatta un’Assemblea appositamente per noi nocchieri perché il Comandante in prima Sotgiu, ha voluto parlarci personalmente congratulandosi con noi per lo spirito dimostrato ieri sera durante la difficilissima operazione dello scrocio dei pennoni. Questo dimostra quanto ardua sia stata la manovra di ieri causa gli elementi scatenati della natura.
Martedì, 02.06.1953
Oggi per gli inglesi è un grande giorno perché la loro sovrana è stata incoronata Regina. (…)
Mercoledì, 03.06.1953
Mare leggermente diminuito e così pure il vento mentre è aumentata la velocità nave. (…)
Subito dopo le 12:00 un incrociatore olandese, interrompendo la sua rotta, è venuto ad affiancarsi per un po’ alla nostra nave certamente incuriosito dalla bellezza che il Vespucci offre a tutti i naviganti che l’incontrano nei mari. (…)
Venerdì, 05.06.1953
(…) La pesca in questi mari deve essere molto difficile per i poveri pescatori che continuamente incontriamo nella nostra rotta, perché il mare, come abbiamo finora constatato, è sempre agitato e per giunta fa molto freddo; la qualcosa ha costretto pure noi a indossare la divisa di navigazione. Da ieri sera stiamo navigando nelle acque del Golfo di Guascogna. Da Gibilterra fino ad oggi abbiamo incontrato al giorno una media di 10 navi, da ciò si deve dedurre che questi paraggi sono molto battuti dalle navi oceaniche.

Sabato, 06.06.1953
Mare ancora molto mosso e vento sempre costante di prua. Questi due elementi, finora sempre contrari alla nostra navigazione, danno da pensare al nostro Comandante perché, causa loro (sicuro) per ora saremo in ritardo di due giorni sulla data fissata per l’arrivo a Portsmouth. Infatti dovevamo arrivare in quella località per il giorno 8 di questo mese e invece salvo complicazioni entreremo nel porto per il 10 o l’11. (…)
Domenica, 07.06.1953
Ieri sera a tarda ora l’impeto del vento ha strappato il gerlo al controfiocco e ha rotto la sua vela; mentre questa mattina è toccata la stessa cosa alla trinchettina che si è cercato di alzare. Portata la trinchettina di ricambio, che con molta fatica in 9 persone abbiamo messa al posto dell’altra, si è strappata pure quella. (…)
Questa notte, sembra, verso le 22 dovremmo avere la possibilità di intravedere il primo faro della costa nord della Francia (I° 15mg,; II° 18 mg) e poi a non molta distanza ce ne sarà pure un altro di maggior portata e a protezione dei naviganti vi è pure un segnale da nebbia che credo si debba udirlo a diverse miglia di distanza dalla costa.
Lunedì, 08.06.1953
Il mare e il vento da ieri notte si sono alquanto calmati anzi questa sera vi è calma piatta, la qualcosa ha permesso a noi di far molta strada e, grazie a loro, verso le 04:30 di stamane abbiamo potuto anche accostare e imbucare lo stretto della Manica, (…)
L’alba a queste altitudini viene presto perché alle quattro ora, in cui siamo montati di guardia, faceva giorno. (…) Il freddo è ancora intenso. (…)
Martedì, 09.06.1953 - Portsmouth
(…) La mattinata l’abbiamo trascorsa pitturando e rassettando la nave.
Alle due dopo mezzogiorno, è stato battuto posto di manovra generale per bordare tutte le vele meno i contro; però dopo circa un’ora abbiamo dovuto nuovamente imbrogliare e serrare tutto per la festa.
Questo posto di manovra, direi quasi inutile, non era necessario; tuttavia l’Ammiraglio ha voluto farlo perché sperava di entrare a Portsmouth in vela, dando così un magnifico spettacolo a tutti gli uomini delle navi che si trovano ormeggiate qui accanto a noi; ma non è stato possibile causa la minima intensità del vento. Mentre eravamo occupati a serrare le vele a riva, un aeroplano ci saettava dintorno a una quota più bassa delle gabbie mentre noi scorgevamo benissimo l’uomo che, con in mano una macchina fotografica, scattava fotografie.
Per entrare nella rada del porto militare più importante dell’Inghilterra ci abbiamo impiegato quasi due ore a causa dei continui saluti che si doveva fare e ricevere dalle navi che si trovano qui in rada; le quali parteciperanno come noi alla rivista navale più grande del mondo e che si terrà il giorno 15. (…)
Lo spettacolo che ci è apparso e che ci appare tuttora innanzi, è qualcosa di imponente perché costituito dalle più moderne e potenti marine del mondo; però si deve premettere che ne mancano ancora moltissime se si deve credere alle chiacchiere che vogliono e dicono che per il 15 ci saranno più di 300 navi per la rivista navale. Comunque bastano per ora a dar nell’occhio le sole 9 portaerei e due corazzate allineate dall’Inghilterra e dal Canada; tuttavia, sebbene noi come potenza non possiamo gareggiare con loro, l’ammirazione intravista nei visi di tutti gli equipaggi delle navi bastano per soddisfare il nostro amor proprio (…).
Mercoledì, 10.06.1953 - Portsmouth
(…) A mezzogiorno in punto essendo credo l’onomastico o il compleanno della Regina Elisabetta sono stati sparati da ciascuna nave 21 colpi di cannone: sembrava di assistere ad una battaglia navale.
(…) sono uscito in franchigia a Portsmouth ma non mi sono divertito granché perché nulla di molto interessante c’era da vedere. Comunque posso sempre dire che la maggior parte delle ragazze inglesi non sono belle, però simpatiche sì e non hanno quella eleganza nel vestire che distingue la spagnola oppure l’italiana … Abbiamo cercato pure di intavolare delle discussioni ma non ci si capiva niente. Un vero miscuglio di marinai di tutte le nazioni si incontravano a terra e secondo il nostro parere gli spagnoli sono i più simpatici perché almeno ci si capiva parlando. Ne ho conosciuto uno che ogni ragazza che incontrava la fermava mettendosi poi a parlare senza che lei avesse la minima idea di quello che lui dicesse. (…)
Giovedì, 11.06.1953 - Portsmouth
Ho terminato 15 minuti fa di fare l’ultimo mezzo e mi sento stanco perché da stamattina alle 7 ad ora che sono le 22 non ho fatto altro che girare con il motoscafo. Il primo e l’ultimo mezzo l’abbiamo fatto per portare a terra e riportare a bordo l’Ammiraglio che doveva andare a Londra. Uno dei tanti giri però è stato alquanto interessante perché siamo andati a portare il nostro Comandante ed alcuni ufficiali ad un ricevimento offerto dagli inglesi a tutti i Comandanti delle navi vicino all’arsenale dove si trova la famosa nave ammiraglia di Nelson: la Victory. Quindi si può facilmente immaginare il caos di motoscafi che si trovavano al convegno, così ho potuto osservare e avere pure a che fare con gente strana: filippini, sudafricani, eccetera ed anche con i russi che mi sono sembrati molto simpatici anzi, con questi ultimi il mio padrone motoscafo ha fatto quasi delle discussioni intere dato che è di origine polacca. (…)
Alle 12:00 in punto sono stati sparati tanti colpi di cannone quanto ieri causa, credo, il compleanno o anniversario del marito della Regina Elisabetta Duca di Edimburgo e c’è stato pure oggi come ieri il gran pavese su tutte le navi che fa molto effetto. I curiosi e non curiosi continuano a guardare con simpatia la nostra nave e molte ragazze ci salutano. (…)
Credo di non aver più nulla di interessante da dire se non aggiungere allo spettacolo delle navi qui riunite quello degli elicotteri che continuamente vanno e vengono dalle portaerei.
Venerdì, 12.06.1953 - Portsmouth
Oggi sono stato nella città più popolata del mondo cioè Londra e il poter scrivere tutto quello che ho visto mi è molto difficile. Comunque cercherò di descrivere le cose più importanti cominciando dal dire che siamo partiti da Portsmouth verso le 9 e alle 12 eravamo già a Londra (120 km). Il percorso fra queste due località è molto interessante per la bellezza e la forma delle villette dei paesi quasi tutte con la televisione, che mi ricordano le favole di Biancaneve e i nostri paesetti di montagna.
La città di Londra l’abbiamo girata per tre ore con il pullman visitando le cose più interessanti e storiche come il ponte di Waterloo, il Parlamento, le fontane della piazza di Trafalgar, la Cattedrale dove è stata incoronata la Regina, la Residenza Reale ecc … Indi alle 15 siamo rimasti liberi di andare dove volevamo e così fortuna volle che io abbia potuto vedere la Regina proprio di persona e da vicino mentre passava in una via accanto al marito a bordo di una macchina senza seguito mentre la gente formava una vera siepe ai lati della via.
Per questo attaccamento che gli inglesi hanno verso i loro sovrani sono da ammirare perché ancor oggi si vedevano in tutti i palazzi e a cavallo delle strade un vero caos di bandiere, fotografie, nastri inneggianti a Elisabetta e non solo dove è passata la Regina ma dappertutto. (…)
Durante il nostro vagabondare nella città ho avuto la più grande e incredibile sorpresa che persona possa immaginare. Insomma in poche parole ho incontrato in una città di quasi 9 milioni di abitanti una mia paesana e per dir meglio, una bella ragazza che conoscevo fin da bambino e che non sapevo fosse qui. (…) Quando andrò a casa sarà un vero piacere per me e un motivo di orgoglio portare ai suoi familiari la più bella ambasciata che persona possa immaginare. (…)
Sabato, 13.06.1953 - Portsmouth
(…) a mezzogiorno doveva venire l’ambasciatore italiano che ha la sua sede a Londra. Così alle 11 ci siamo cambiati ed io, assieme ad altre 5 persone, abbiamo fatto il fischio di rappresentanza per l’occasione. (…)
Una cosa molto piacevole è per noi il poter osservare tutti i minuti, l’interessamento che la gente qui del luogo e i marinai delle altre navi hanno verso il Vespucci. Infatti tutti i battelli che devono andare da Portsmouth alla sponda opposta ci passano vicini, mentre le persone che si trovano a bordo scattano continuamente fotografie … e sì che ci sono qui vicine le più potenti navi da guerra del mondo. (…)

una pagina con parte della flotta presente
(documentazione del sig. Pietro)
Lunedì, 15.06.1953
Giorno della rivista navale.
(…) Alle 3 pomeridiane salve di 21 colpi per ciascuna nave avvisava che la Regina Elisabetta II d’Inghilterra aveva lasciato la banchina di Portsmouth e così verso le 15:20 era già all’altezza della prima nave inglese corazzata Vanguard.
Il suo passaggio è stato salutato da tutti i marinai delle navi allineati in coperta con degli “hurrà” mentre noi del Vespucci la salutammo dall’alto dei pennoni. La rivista navale è durata circa due ore, dato il grande numero di navi.
La fregata inglese dove Ella aveva preso posto era preceduta da un bel natante, mentre altre 4 fregate formavano il seguito, seguite a loro volta a poca distanza da 3 transatlantici dove avevano preso posto lo stuolo di fotografi di tutte le nazioni che, come si può facilmente immaginare, erano moltissimi.
Terminata la rivista navale è incominciata quella aerea con circa 300 aeroplani compresi quelli a reazione, mentre Ella prendeva posto al bordo della Vanguard dove era stata invitata e dove la raggiunsero subito tutti i Comandanti e Ammiragli delle navi sia inglesi che estere compresi i nostri. (…)
Ne approfitterò per scrivere perché ogni momento che ho vissuto oggi non dovrà essere mai dimenticato dai posteri e dal sottoscritto così ora lo vivrò minuto per minuto per non dimenticare mai. Soprattutto di notte: tutto torna più forte anche se non credo possa essere forte quanto il momento in cui lo hai vissuto.
Segue la descrizione molto dettagliata che hai letto all’inizio di questa pagina e quindi non te la ripropongo.
Martedì, 16.06.1953 - Stretto della Manica
(…) Alle 17 abbiamo recuperato l’ancora riprendendo il mare subito, però è stato battuto posto di manovra generale alla vela perché il nostro Comandante credeva di poter mettere le vele e invece sono stati alzati solo due fiocchi e mollate le gabbie. (…)
Mercoledì, 17.06.1953
(…) L’incoronazione della Regina è costata al Regno Unito 7 miliardi di lire di cui quattro sono stati recuperati dalla vendita dei biglietti per i posti dove passeggiava la Regina.
Lo stesso giorno l’Everest è stato scalato per la prima volta da una spedizione inglese. (…)
Venerdì, 19.06.1953
(…) Il tempo è abbastanza bello e il freddo è meno pungente di ieri. Nella nostra rotta continuamente incrociamo delle navi estere mentre oggi dopo le 12:00 ne abbiamo incontrate due di origine italiana che ci sono passate vicinissime e così c’è stato uno scambio di saluti con il loro equipaggio.
Circa due ore fa una nave estera ha chiamato e il nostro segnalatore per rispondere e ricevere ha avuto bisogno del sottoscritto ma quando abbiamo dovuto verificare il messaggio non ci si capiva niente. (…)
Sabato, 20.06.1953
(…) Continuamente incontriamo navi e anche oggi come ieri abbiamo visto la bandiera tricolore sventolare a riva di una di esse, la quale (tenacia) ha fatto un semicerchio attorno a noi prima di riprendere la rotta che teneva prima. (…)
Domenica, 21.06.1953
(…) noi ricordiamo ancora le belle canzoni che cantavamo alla sera accompagnate pure dal pianoforte nella crociera invernale dell’anno scorso, mentre quest’anno niente. Da ciò logicamente possiamo dedurre che manca in questo Comandante forse la passione per il canto mentre il Comandante Borromeo, che avevamo prima, ci ascoltava volentieri e in molti casi, assente il Cappellano, lo mandava a chiamare. A dire il vero a noi fa molto dispiacere questo perché di notte, e specialmente in mare, è bello sentire cantare delle canzoni che ricordano magari le nostre case, i familiari, la patria lontana e anche gli anni della fanciullezza. (…)
Lunedì, 22.06.1953
Alle ore 00:30 abbiamo bracciato di una quarta i pennoni mentre verso le 7 la seconda squadra ha messo la zizza di monaca sulla verga secca. (…)
Martedì, 23.06.1953
Questa mattina appena alzati abbiamo trovato tutte le vele imbrogliate causa la minima intensità del vento. Invece passate le 10, ora in cui io smontai dal timone, abbiamo incominciato ad alzare i fiocchi, le vele di strallo e per le 19 anche le vele quadre erano tutte bordate, eccezione fatta per la mezzana. È stata una vera sfacchinata per noi, però anche la seconda squadra ha avuto, dopo mezzogiorno, il suo da fare per imbrogliare e serrare tutto senza aiuto. Il mare è calmo, il tempo bello, la visibilità è ottima. Ieri sera abbiamo scapolato la punta del faro di San Vincenzo che si vedeva benissimo mentre ora ci troviamo vicinissimi all’imboccatura dello stretto di Gibilterra che questa notte attraverseremo. Questi paraggi ricordano la famosa battaglia di Trafalgar. Questa notte verrà cambiato nuovamente l’orario: un’ora indietro.
Mercoledì, 24.06.1953
(…) Ore 17:00 posto di manovra generale per incrociare i contro. Invece alle 19:00 c’è stato un finto posto di manovra di uomo in mare: una lancia armata da 10 persone, compreso il sottoscritto, è stata ammainata in acqua per riprendere il salvagente gettato a bella posta in mare e che faceva le veci dell’uomo che avrebbe dovuto esserci. (…)
Giovedì, 25.06.1953 - Malaga
Verso le 10:00 di stamattina, il primo cavo ormeggio era già alla banchina di Malaga (…)
La vita che gli abitanti conducono è nella maggior parte misera, il costo della roba è abbastanza rilevante, mentre l’acqua scarseggia e nel caso che qualcuno si dovesse sentire spinto a bere senza entrare in qualche bar, dovrebbe adattarsi a comperarla da certe persone che la vendono per la strada. Le ragazze sono il vero tipo che piace a noi latini e con magnifici occhi. (…)
Venerdì, 26.06.1953
Oggi sono stato della squadra di guardia, quindi non sono potuto uscire in città, anzi ho dovuto fare la guardia al fischio che non mi spettava perché sono destinato alle imbarcazioni.
Comunque l’ho fatta volentieri e quando sono smontato mi aspettava di fare il cicerone perché ci sono state anche oggi come ieri le visite a bordo. (…)
Pochi minuti fa un mio compagno mi leggeva una lettera della sorella sulla quale ella rammentava le ciliegie e i fichi e a me venne quasi da piangere perché mi è impossibile fare ora la scampagnata che facevo una volta quando mi trovavo a casa. (…)
Domenica, 28.06.1953 - Malaga
Le 10:30 Santa Messa alla quale hanno potuto assistere tutti i nostri connazionali di Malaga che si trovano qui per cause diverse. È una cerimonia questa in porto che non vorrei mai perdere perché sento veramente la presenza divina, mentre l’animo mio si riempie di un qualche cosa che non so spiegare. Il sacerdote celebrante, cioè don Ugo, ha fatto, dopo il Vangelo, una predica per l’occasione ricordando l’Italia Nostra, gli italiani all’estero eccetera, ascoltata attentamente dai nostri connazionali, nei volti dei quali, alla lettura della Preghiera del Marinaio, sorgeva la commozione. (…)
Lunedì, 29.06.1953 - Mar Mediterraneo
Festa di San Pietro e Paolo – L’addio alle ragazze di Malaga.
(…) Alle 12 precise il trombettiere dava il segnale di posto di manovra generale a motore per la partenza. La banchina, o per dir meglio la terrazza sul porto, era gremita di gente, la maggior parte di ragazze venute per salutarci. Tutti noi, e non sbaglio, eravamo commossi e spiacenti per dover lasciare questa città spagnola che ci ha riservato molte sorprese. (…)
La manovra per staccarci dalla banchina ha richiesto tutta l’abilità del nostro comandante perché lo spazio era troppo ristretto e un forte vento che veniva dal largo ci impediva di uscire e spingeva la nave verso terra. Comunque, grazie a Dio e all’abilità del comandante che è stato costretto a dar fondo all’ancora, dopo circa un’ora e mezza abbiamo potuto riprendere il mare aperto. A poche miglia di distanza da Malaga, abbiamo messo in vela tutto il trinchetto e la maestra. (…) Le quattro ore che ho passato in coperta sono state veramente deliziose perché non abbiamo dovuto manovrare, passando così il tempo a formare dei cori, accompagnati da una chitarra che mi ricordava le belle notti della crociera dell’anno scorso. (…)
Sabato, 04.07.1953
(…) alle 16:00 già avevamo dato fondo al largo di Livorno. Qui gli aspiranti sono stati tutti sbarcati, mentre noi questa notte salperemo le ancore per La Spezia in attesa di partire per la seconda crociera che inizierà il 14 o il 15 del mese corrente. Sono rimasto veramente contento di questa crociera mentre da tantissime persone sarò invidiato perché non è una cosa molto semplice il poter rappresentare molto bene la Marina Italiana all’estero, quindi mi sento orgoglioso di essere stato fra i privilegiati e non lo dimenticherò mai.

la pagina della flotta presente dove è citato il Vespucci
(documentazione del sig. Pietro)